2 settembre 2015
Da oggi la sveglia suona prima, abbiamo preso troppo caldo nei giorni scorsi e ci vogliamo godere le ombre lunghe del mattino. Unico problema: niente colazione. Per fortuna abbiamo un po’ di frutta con noi. Quando imbocchiamo il sentiero indicato da Carmine, l’alba dipinge colline e paesi di un rosa caldo, che rende tutto un po’ più romantico. Un’ora dopo siamo a Provvidenti, felici di poterci fermare per onorare la nostra divinità mattutina. Incontriamo un signore che percorre i tratturi con i suoi cavalli e ci dà qualche indicazione per le prossime tappe. Mentre parliamo con lui due grossi cani curiosi vogliono simpaticamente saltarci addosso sbavando ovunque. Il signore resta impassibile, noi cerchiamo di evitarli, ringraziamo e proseguiamo. Chiediamo dove possiamo trovare un bar a una donna seduta fuori casa, i piedi sul tavolino. Immobile nel suo sorriso, risponde che non ci sono bar a Provvidenti. C’è una fontana poco più avanti, però. La lasciamo alla sua stasi mattutina e, un po’ deluse, proseguiamo. Solo asfalto: l’hanno rifatto da pochi mesi ed è già crepato in diversi punti. Ci chiediamo perché le strade non facciano altro che franare, qui. Dopo aver salutato alcune pecore interessate al nostro passaggio, dietro una collina compare d’improvviso la nostra meta, mosaico di pietra immerso nel verde.
Ripabottoni. Città bianca e rosa, come il vestito della festa, come la sposa. Un mondo in ricostruzione, a differenza degli altri paesi che dal 2002 aspettano. Le scosse grandi hanno come reazione l’immobilità totale il più delle volte, ma è strano come in natura ad azione corrisponda reazione. Siamo un po’ contente quando non ci conosce nessuno, quando possiamo solo osservare ma è difficile farci guardare e lasciare che la gente parli, fare finta di niente. Il nostro zaino ci protegge ma è pomeriggio e dopo una doccia siamo uguali a tutti gli altri, ma straniere.