5 settembre 2015
Di nuovo Giulia e Clara, non più noi. Anche la nostra simbiosi è arrivata a un punto di saturazione. La stanchezza e la confidenza ci fanno reagire in maniera o troppo brusca o troppo molle, così stamattina per poco non percorriamo la strada da sole. C’è però qualcosa che è più forte, forse la strada stessa, perciò arriviamo al bar di Campodipietra insieme, avvolte in un manto di silenzio gelido. Lì chiediamo informazioni e, appena mettiamo piede sugli ormai familiari sassolini bianchi, ci chiama Antonella. È una delle ragazze che ha percorso con noi la tappa da Campobasso a Oratino. Senza darci orari, eccola arrivare assieme alla sua amica Claudia al momento giusto, al posto giusto. Iniziamo a camminare il tratturo con loro e forse è proprio questa presenza a sciogliere le tensioni che ci portiamo addosso. In un attimo è già sole, ascoltiamo dapprima, poi riprendiamo la leggerezza di sempre, anche tra di noi, tra Giulia e Clara che tornano noi.
Campobasso è lì, corre sulla nostra sinistra, la nostra meta, come un monito per ricordarci che ciò che conta non è tanto l’arrivare, quanto l’andare. Lungo il tragitto ci raggiungono anche Paolo e Nicola: siamo un gruppo, ormai, un vociare indistinto di discorsi che si intrecciano. Tutto cambia, come è successo proprio da Campobasso a Oratino; in sei non c’è più spazio per contemplare assorti, per celebrare la strada con delicatezza, il rito diventa rumoroso, il ritmo più complesso.
E poi arriva il momento che aspettavamo da tempo, da Duronia forse: Luca ci viene incontro camminando sul tratturo. Ora siamo preparate, ora è una sensazione un po’ diversa, un po’ più consapevole di ciò che accade quando ci si cammina incontro, però è ugualmente emozionante, come una cartolina, una lettera scritta da un amico di penna giunta proprio oggi.
Luca è di origini romane, ma da quando è arrivato in Molise per lavoro se ne è innamorato e non ha più voluto andarsene via. E noi gli crediamo, eccome. Ci guida con passo veloce lungo il tratturo, sotto un ponte, poi attraversiamo la statale - gioco ribattezzato “l’attraversamento del pollo” - mentre inizia a piovere. Arriviamo alle porte di Ripalimosani, entriamo in casa passando dal garage. Tutti e sette. E Luca, che forse si aspettava solo due ragazze, non si fa problemi ad accogliere anche i nostri compagni di viaggio. Ha un occhio di riguardo per noi e dopo un po’ ci libera dall’incombenza dell’interazione sociale, mandandoci a sistemare nella stanza che ha preparato con cura, con un’attenzione che fa invidia alla più diligente delle casalinghe: casa di Luca è essenziale, ordinata ma calda, accogliente. Il tempo di una doccia e quando torniamo in cucina Luca è solo, ci chiede se dopo tanta molisanità ci andrebbe una carbonara “alla romana”, gli rispondiamo di sì. Un po’ di riposo, poi ci lasciamo guidare in un giro del Matese a quattro ruote, dopo aver recuperato Antonella e Claudia. Anche questa montagna ci fa venire voglia di camminarla, immensa e immensamente bella, la stiamo assaggiando troppo velocemente e riusciamo a coglierne solo qualche dettaglio: attraversiamo cinquanta sfumature di verde, pascoli e mirargiocondi da perderci il fiato, scorgiamo un albero meditabondo con qualche pennellata di sangue che spezza un pendio, poi la temperatura si abbassa repentina di tanti, troppi gradi. Siamo alti come le nuvole, tant’è che ci entriamo, avvolti da una nebbia che farebbe invidia alla Pianura Padana. Proviamo anche l’emozione di fare surf sui monti: ai bordi di uno strapiombo, solo bianco davanti a noi e un vento immenso che fa piangere gli occhi.
Riaccompagniamo le due ragazze a Casalciprano e ne approfittiamo per fare una breve passeggiata in questo paesino delizioso e assaggiarne il famoso gelato dai gusti elaborati ma goderecci; un’occhiata ai murales ed è già ora di tornare, il sole ci saluta: “a domani”, diciamo alle nostre amiche. Sì, perché per la nostra ultima tappa abbiamo pensato di scacciare la malinconia invitando tutti coloro che abbiamo incontrato a percorrerla con noi, estendendo l’invito a chiunque voglia unirsi. Chissà chi si presenterà in piazza sotto la statua della “scosciata” alle otto e mezza, domani.