Agnone e Pietrabbondante


21 agosto 2015 

Ci svegliamo ancora prima che Nina Simone canti, ormai abbiamo un nuovo ritmo nel corpo, il tempo del cammino, ed è difficile scrollarcelo di dosso anche se oggi è pausa, festa dei piedi. Walter, la nostra eccelsa guida dell’Alto Molise ­- ma solo per un giorno -­ ci raggiunge al bar, poi ci scorta nella sua macchina lungo un rincorrersi di curve, direzione: Agnone. 
Ci immergiamo sempre più in questo verde sempre più verde e ci mangiamo un po’ le mani per aver lasciato indietro questo angolo di terra “di confine”. I paesaggi cambiano veloci, dietro al finestrino. Non abbiamo il tempo di abituarci né di ricordarli, di odiarne le campane, di seguire i nibbi. Agnone ci appare imponente, sulla cresta alla nostra destra ma non abbiamo nemmeno il tempo di scattare una foto che il tracciato riprende a curvare. Arriviamo in centro, c’è ancora qualche striscia bianca per parcheggiare, ma la cittadina è ben diversa dai paesini che ci siamo lasciate alle spalle. Iniziamo una staffetta tra le vie del centro storico: le vecchie botteghe veneziane a P, P rovesciata, le quattordici chiese con le proprie campane, lustro della città. Ci spingiamo fino al belvedere -­ o mirargiocondo -­ e lo spettacolo che ci circonda è la natura coi suoi colori della festa. Un uomo prega le montagne: “dovreste venire di sera” dice “sembra un presepio”. E noi gli crediamo perché qui, da un paese all’altro, ci sono solo le stelle a far da lampione. 
Mentre Walter ci fa strada verso il museo incappiamo in uno degli ultimi fabbri della città. Il sorriso timido delle persone umili ai complimenti. Appena ci avviciniamo si pulisce le mani in una pezzuola unta. Dopo di lui non ci sarà nessuno a prendere il suo posto, ma la vita va così, sembra dirci coi suoi occhi color ferro. La biblioteca dà sul chiostro di San Francesco. Ci piacciono i chiostri che soli dicono pace. Qui Agnone custodisce preziosi volumi che fanno gola, quasi a voler dire: un tempo siamo stati importanti, vogliamo esserlo ancora. Firmiamo il libro degli ospiti, ma non quello all’ingresso, quello chiuso dentro un cassetto a chiave, inaugurato da papa Giovanni Paolo II. C’è un po’ di timore reverenziale poi però la mano è più svelta e lascia il segno di due passi in Molise. Walter si prende cura di una mostra sui Sanniti e noi siamo davvero felici di visitarla perché qui vediamo condensato, amplificato, tutto quello che abbiamo imparato fino a oggi. E ci emozioniamo un po’ davanti alla tavoletta originale in lingua osca.


Corriamo in macchina e poi Pietrabbondante. Abbiamo il cuore un po’ in subbuglio, ma anche i nodi si sciolgono davanti a quello che troviamo: c’è qualcosa di straordinario, una bellezza sopita, come i muri lo dicessero che sono più antichi pure di Roma. Prendiamo tempo, Walter è una guida eccellente, ma lì è tutto da assaporare con gli occhi, ogni singola pietra, la famiglia in vacanza, gli archeologi in pausa pranzo. Contribuiscono tutti a creare meraviglia. Questa “gita” è un pasto mangiato di fretta: compriamo tre panini e ci rimpinziamo nel bosco di Collemeluccio appena prima che inizi a piovere. Torniamo a Bagnoli e salutiamo Walter; guardiamo il temporale dalla cameretta, suoniamo, diciamo tante parole che non sono un discorso perché ogni giorno, qui, ora, sono ben più di ventiquattro ore e a noi ne servirebbero almeno trenta. Poi andiamo a letto sfinite, anche se oggi i chilometri li abbiamo percorsi con testa e occhi.

Video del giorno: