10 agosto 2015
Una città che aspetta e si lamenta del caldo che non conosce. Tira un bel vento. Nemmeno siamo arrivate e già le persone ci ringraziano di essere qui. Dobbiamo incontrare Liberata e Tommaso, ma stamattina vogliamo perderci tra questi vicoli, stretti e puliti e quasi non sembra una delle città più importanti della regione.
I due signori alla panchina pensano che noi giovani, certe cose, possiamo permettercele. Loro invece hanno bisogno di sedersi. E in quel momento penso che proprio noi, noi che possiamo permetterci di stare in piedi, non lo facciamo abbastanza.
Scopriamo la tradizione del tombolo con Antonio, uomo dalla bottega colma di sé e delle sue opere: è il nostro primo vero incontro. Il secondo arriva pochi passi dopo. Maria ha imparato il tombolo a cinque anni: "quando ero piccola mia nonna metteva lo staglio per segnare quanto lavoro mancasse prima di uscire a giocare. Ma quando non vedeva, noi lo spostavamo un po' più vicino". Di Maria mi piacciono due cose: il negozio e il modo in cui non se ne interessa. Ha le spalle rivolte alla porta, così impedisce l'ingresso ai possibili compratori. Lavora i fuselli veloce, stacca lo sguardo raramente, perché non ha più quelle otto, nove ore al giorno da dedicare al tombolo. Bello vedere la dedizione alle passioni: diventano strade a senso unico dove non ti devi preoccupare delle precedenze. Da lei prendiamo il nostro pranzo, due percocche, lasciando indietro i piccoli screzi tra botteghe, come è giusto che sia nei paesi, anche se qui siamo in città.
La strada per Miranda è asfalto e curve. Il nostro primo "fuori rotta" arriva per caso, conquistate dalla promessa di una serenata in ritardo. Fa caldo, un caldo catrame, ma Liberata ci accoglie con una bottiglia d'acqua, ci accompagna al bar, ci offre un gelato, ci presenta. Il nostro non è di certo un arrivo in punta di piedi, in un attimo conosciamo tutto il paese. Tutti hanno qualcosa da offrirci: il sindaco ci invita a cena, il presidente della Pro Loco ci regala una notte in un B&B, che poi è anche casa di una mamma, sua mamma e due bambini.
Domenico e Liberata ci portano in montagna, una montagna potente e aspra, una montagna che commuove, che non si può "dire", bisogna esserci. Esserci dentro. Ecco, ciò per cui sono più grata a Liberata è di averci portate dentro la sua vita, dentro la vita di Miranda.
Ad un tratto piove. Il temporale ha bloccato le pompe dell'acqua, ma non importa, stasera abbiamo un letto. Ceniamo a casa del sindaco come amici di sempre, bicchieri di plastica e tovaglioli arancioni. Iniziamo a pensare che arancione è casa. La serenata agli sposi passa sotto il balcone e noi ci uniamo al corteo. È una tradizione che non conosciamo, un paese che canta insieme fino al sorgere del sole. Arancio.
Camminare per Miranda vuol dire fermarsi, incontrare. Miranda è una città invisibile, che Calvino ha dimenticato di raccontare.