Tappa Sedici - da Petacciato a Termoli


27 agosto 2015 

Non aspettiamo la sveglia stamane, ma anticipiamo il nascere del sole camminando sulla spiaggia fresca. Ci siamo solo noi e due pescatori inesperti che armeggiano con le loro canne approfittando di questi attimi di attesa. Non lo so perché la gente preferisca i tramonti, l’alba sola è in grado di raccontare quel sentimento di speranza che la natura custodisce. L’acqua è calda, ascoltiamo in silenzio la nascita del sole e poi ci tuffiamo. Sono solo le sei e mezza e non possiamo non ammettere che ogni giornata dovrebbe iniziare così. Fantastichiamo sui nostri desideri di cambiare aria, città, di gioire guardando il mare d’inverno e di lasciare la falsa cortese Torino che amiamo così tanto, l’abbiamo scelta. 
Sara ci raggiunge, è rimasta con noi stanotte e non fa che ringraziarci per tutta questa vita. Poi ci conduce sulle dune, il luogo che ama di più e per il quale è tornata in Molise, il motivo per cui da Campobasso si è spostata a Termoli, la ragione per cui è felice. Siamo affascinate e sorprese di come la natura si adatti e reagisca ai cambiamenti in modo facile e meccanico. Noi no, quasi non fossimo natura. 
A colazione siamo ospiti della famiglia di Gilda, ma siamo pur sempre in Sud Italia, un caffè tira l’altro e ci ritroviamo sedute allo stesso tavolo anche a pranzo. Prima di ripartire per Termoli ci concediamo un altro tuffo e ora non siamo che due dei tanti bagnanti, ma con la sensazione di custodire un segreto, un patto tra noi e il mare, che la gente non sa cosa si perde, che l’alba sul mare è una di quelle cose che si sanno, forse, ma non si vivono. Non abbastanza.


A Termoli ci andiamo via spiaggia, ci carichiamo dei nostri zaini ormai casa e degli sguardi increduli di chi per vacanza intende altro. E ci scambiano per straniere, così noi parliamo più forte. Camminare scalze ci fa sentire ancora più primordiali; è una fatica diversa dal solito ma della strada non ci spaventa quasi più niente e questa è una conquista fatta di tanti chilometri. 
Sara ci raggiunge alle porte di Termoli, ormai è buio e della città non vediamo che un bel mucchietto di pietra e luce a picco sul mare. Ci allontaniamo con l’acquolina in bocca e i piedi coperti di sabbia.

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